Le ferite di lungo corso sono le cicatrici che rimangono incollate al nostro corpo.
Esse hanno smesso di sanguinare o di infettarsi, ma permangono silenti a segnare il nostro percorso.
I corpi maschili hanno ferite di guerra,
i corpi femminili portano con sé ferite d'amore.
I corpi maschili hanno combattuto attivamente contro altri uomini,
i corpi femminili hanno subito passivamente gli amori malati del maschile.
Alla base di entrambe le ferite: il potere.
Un potere che sfocia nella bramosia di un'illusione: il controllo.
Un controllo che annulla la responsabilità e la disperde nel pensiero delirante dell'io.
Ognuno di noi porta con sé cicatrici profonde.
Ferite dolorose, taciute o messe a tacere.
Il nostro corpo lo sa e le ricorda.
Ogni giorno quando ci alziamo dal letto,
quando muoviamo i nostri passi e quando ci relazioniamo con gli altri,
quelle cicatrici sono parte di noi e segnano schemi, parole e pensieri.
Le memorie cellulari permangono e controllano il nostro agire.
Il processo di guarigione deve attraversare il corpo
per potersi manifestare.
Con la consapevolezza torniamo ad ascoltare il corpo
e a rivivere quelle ferite con il distacco donatoci dal tempo.
Con amore accogliamo l'urlo di dolore del nostro corpo
e cerchiamo di lenirlo prendendocene cura.
Tocca a noi farlo
se vogliamo guarire noi stessi e la realtà di cui siamo parte.
Solo riponendo nel fodero la spada che ci ha lacerato la carne
possiamo incamminarci liberi verso sentieri inesplorati.
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