"Ciao, come stai?"
"Bene, grazie."
Osservo la persona che mi sta innanzi. Ha le spalle contratte e quella sinistra leggermente più bassa della destra. Il collo è leggermente inclinato a compensazione verso destra. Le gambe non stanno ferme e alternano l'appoggio da un piede all'altro segnalando un'irrequietezza di fondo e una postura scomposta. Le braccia si muovono continuamente, ma senza scioltezza: sembrano trattanute, come le dita delle mani contratte. Il suo viso mostra una mascella in tensione, l'incarnato è pallido come le labbra. Quel "bene grazie" acquisisce ai miei occhi una nota stonata. Non vi leggo la volontà intenzionale di celare un malessere, quanto una mancanza di contatto con il proprio corpo.
Considerando che il nostro cervello è un integratore di stimoli corporei, interni e ambientali, intuisco non abbia sufficienti dati per portare alla coscienza lo stato di disagio.
Sì, perchè il corpo è importante: è il nostro prezioso intermediario tra esterno e interno. E' il corpo a filtrare le informazioni per primo e a determinare le attività della mente.
Purtroppo sempre più spesso mi accorgo di quanto il corpo ci sia diventato estraneo.
Credo sia questa l'origine di tanta inconsapevolezza e incoerenza.
Se mi dissocio dal corpo faccio fatica a non sottostare ai dettami di una mente fuori controllo e perdersi nel labirinto delle sue illusioni è un attimo.
E' possibile tutto e il contrario di tutto. Quando dissociamo lo stare bene dal benessere corporeo, strettamente legato ai bisogni fisiologici indispensabili ad un corretto funzionamento dell'organismo, perdiamo capacità di discernimento e contatto con la realtà. Ci immergiamo in un mondo virtuale che prende forma dai nostri desideri e dalle nostre aspettative e cerca di integrarsi con i mondi virtuali con cui veniamo in contatto. La massa genera il conformismo e la forza del gruppo. Un gruppo di automi scollegati e autoinstallati dal sistema delle mode. Ahimè.
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