Quando la mente è molto attiva, ci sentiamo tesi e agitati. Il corpo vive di riflesso lo stimolo a fare qualcosa senza sapere cosa fare. Questo capita ad esempio quando attendiamo gli sviluppi di una situazione molto importante per noi. Non possiamo che attenderli, ma allo stesso tempo vorremmo che la matassa si sbrogliasse nel minor tempo possibile per poterci muovere nuovamente. Inconsapevolmente attribuiamo a quella situazione il potere di determinare la nostra vita e questo ci crea disagio e tensione.
Sono le situazioni che determinano in noi instabilità a farci soffrire: quelle foriere di cambiamenti inattesi, svolte di vita, decisioni importanti. Queste situazioni creano una sorta di immobilità nella nostra quotidianità e spesso ci portano ad uno stallo che mal tolleriamo e istintivamente cerchiamo di sfondare invece di farne tesoro.
Se qualcosa si ferma, vorremmo subito rimetterelo in moto. Non sapendo come fare diventiamo elettrici cercando di controllare il frenetico andirivieni di pensieri incontrollati e preoccupazioni.
Non sappiamo più rallentare e questo rende le soste sul percorso fonte di grande frustrazione. Abbiamo collegato al movimento la nostra realizzazione (chi si ferma è perduto), senza renderci conto che un movimento non sostenuto da un intento preciso è una perdita di energie oltre che di tempo.
Perchè perdere tempo ci spaventa tanto? Dove corriamo sempre?
Se mi guardo intorno mi sembra di vedere tanti fantasmi correre dietro a delle immagini cartonate nel tentativo di raggiungerle. Questa fotografia è buffa nella sua drammaticità.
Dobbiamo sentirci qualcuno per stare bene e questo atteggiamento ha condizionato gli estremismi che si sono venuti a creare intorno a noi. Sei con o contro di me. E' morto il dialogo e con lui sono defunte l'unicità e l'accettazione.
I cartonati, d'altra parte, sono immagini stampate e il fantasma che li segue è solo un fantasma.
Forse dovremmo fermarci tutti. Guardare il fantasma di noi stessi e il cartonato che stiamo freneticamente inseguendo. E farci i conti. E stare malissimo. E vivere il dolore fino in fondo.
Per rinascere in un corpo senza fretta.
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