mercoledì 26 settembre 2018

IL RISPETTO CONFORMISTA SI MATERIALIZZA

Oggi non resisto a trasformare in parole l'immagine che mi è balzata in testa a seguito del post pubblicato sull'altro mio blog e intitolato "RISPETTO CONFORMISTA" (il link di seguito: https://ilcoraggiodiascoltarsi.blogspot.com/2018/09/rispetto-conformista.html).

L'immagine è questa. 

Cammino per strada. Da lontano adocchio una persona che mi sta particolarmente scomoda. La prima reazione è fare finta di non vederla e funziona alla perfezione ... a distanza. Con l'avvicinamento della stessa prende il via la fase due: eclissarsi ... cambiare strada, telefonare, catapultarsi nella borsa alla ricerca dell'oggetto essenziale. A pochi passi dall'incontro il conflitto interiore divampa in tutta la sua ferocia e di colpo alzi la testa, educatamente saluti e, come da schema, il saluto non viene ricambiato. Prende piede la fase fustigativa del "Lo sapevi, sei un idiota, ci sei cascato di nuovo" ed emerge la rabbia rivolta a quel "Saluta" che ti è stato propinato a colazione, pranzo, merenda e cena ininterrottamente per anni. Sbollito il furore ed esaurita la fase del "Non ti meriti altro", il bucaneve rompe il ghiaccio del passato e ritrova i tiepidi raggi del sole. Non tutto è perduto. Il proposito a non ricascarci si erge forte e impetuoso fino a quando non alzi lo sguardo e ti ritrovi la fonte di tutti i tuoi guai davanti per la seconda volta senza comprendere bene come ciò sia potuto accadere. Non esiste la ricaduta, la guardi di sfuggita, abbassi lo sguardo e trattieni il saluto trasformandoti in un'aragosta (rossa e ben protetta). Il soldatino di piombo al tuo confronto è un principiante: il fuoco interiore divampa trattenuto da rigidità e tensione e non un fiato può trovar modo di esprimersi. Ce l'hai fatta. Non hai salutato. Ti senti maleducato come non mai, ma un barlume di leggerezza inonda l'essere. Forse, dico forse, hai fatto la cosa giusta per te. Il giudizio familiare ti piomba addosso come un falchetto a riportarti a terra e a soffocare la gioia della vittoria. Dopo un attimo di smarrimento parte dal cuore il "vfc" (intraducibile) cosmico e la pacca sulla spalla: hai fatto bene. In tutto questo film l'altra persona non si è neppure accorta della tua esistenza, ma questo non conta. Il primo passo è stato fatto.
Una settimana dopo la situazione si ripete e i miglioramenti sono evidenti: l'aragosta si trasforma in granchio (non arrossisci più e riesci ad alzare lo sguardo senza salutare! Evvvaaaaiiii!) e non ce n'è per nessuno. L'autostima si fortifica e con il tempo riesci a  trasformarti in un leprotto (la paura di non farcela c'è sempre, ma sotto controllo) finchè una bella e maestosa aquila si mangia il leprotto e sei libero di volare alto e guardare alla situazione da un'altra prospettiva.
Essere un'aquila non è affatto male, te lo meriti e gongoli della  condizione raggiunta, finchè non ti cattura un falconiere e comprendi che sei pronto per un nuovo passaggio.
Ma questa è tutta un'altra storia.


Foto Donatella Coda Zabetta






Nessun commento:

Posta un commento