Avete presente la fatica fisica e psicologica accumulata per arrampicarsi su una scoscesa parete di roccia?
A volte la fatica è tanta da rallentare la salita, a volte ci porta ad abbandonarla. Altre volte la fatica è sopportabile e raggiungere la cima è alla nostra portata.
In entrambi i casi ci ritroviamo ad osservare la scarpata, che sia dall'alto o dal basso, mentre il corpo rilascia la tensione e la fatica psicologica si annulla abbandonando la concentrazione sul percorso.
Raggiungere la cima può farci sentire felici e realizzati, mentre il dovervi rinunciare può farci sentire inadeguati e arrabbiati. Si tratta semplicemente di emozioni. Emozioni importanti, che ci aiutano a guardare al percorso fatto con consapevolezza.
Spesso di fronte a un fallimento cerchiamo un significato agli eventi, in quanto esso non è racchiuso nella realizzazione dell'obiettivo che ci eravamo prefissati.
I fallimenti sono passaggi eccezionali per la nostra crescita: ci mostrano le nostre fragilità permettendoci di accoglierle, ci aiutano a focalizzare meglio cosa è in nostro potere realizzare, ci donano l'umiltà per rimetterci in gioco, ci riportano al centro di noi stessi. (Tutto questo accade, ovviamente, solo nel caso in cui non ci fossilizziamo davanti alla scarpata a piangerci addosso come vittime sacrificali di un destino crudele.)
Ci possiamo domandare come mai abbiamo sentito l'esigenza di scalare la scarpata o cosa ci ha spinto a scegliere proprio quella scarpata. Ci possiamo domandare come mai ci sono mancate le forze di fronte ad essa e perchè era così importante raggiungere la cima. Ci possiamo domandare cosa abbiamo provato durante la scalata e come ci siamo sentiti durante la discesa.
Tante domande possono sorgere spontanee quando ci apriamo al sentire. Tante saranno le risposte che ci daremo e ci aiuteranno a conoscerci meglio.
Tutto questo grazie a una scarpata e al nostro fallimento di fronte ad essa.
Il percorso verso la consapevolezza si dispiega ai nostri occhi sotto infinite forme: a fare la differenza è la nostra apertura ad accoglierne i segnali.
Che l'apertura accompagni i vostri passi e che sia un buon giorno nella consapevolezza!
Raggiungere la cima può farci sentire felici e realizzati, mentre il dovervi rinunciare può farci sentire inadeguati e arrabbiati. Si tratta semplicemente di emozioni. Emozioni importanti, che ci aiutano a guardare al percorso fatto con consapevolezza.
Spesso di fronte a un fallimento cerchiamo un significato agli eventi, in quanto esso non è racchiuso nella realizzazione dell'obiettivo che ci eravamo prefissati.
I fallimenti sono passaggi eccezionali per la nostra crescita: ci mostrano le nostre fragilità permettendoci di accoglierle, ci aiutano a focalizzare meglio cosa è in nostro potere realizzare, ci donano l'umiltà per rimetterci in gioco, ci riportano al centro di noi stessi. (Tutto questo accade, ovviamente, solo nel caso in cui non ci fossilizziamo davanti alla scarpata a piangerci addosso come vittime sacrificali di un destino crudele.)
Ci possiamo domandare come mai abbiamo sentito l'esigenza di scalare la scarpata o cosa ci ha spinto a scegliere proprio quella scarpata. Ci possiamo domandare come mai ci sono mancate le forze di fronte ad essa e perchè era così importante raggiungere la cima. Ci possiamo domandare cosa abbiamo provato durante la scalata e come ci siamo sentiti durante la discesa.
Tante domande possono sorgere spontanee quando ci apriamo al sentire. Tante saranno le risposte che ci daremo e ci aiuteranno a conoscerci meglio.
Tutto questo grazie a una scarpata e al nostro fallimento di fronte ad essa.
Il percorso verso la consapevolezza si dispiega ai nostri occhi sotto infinite forme: a fare la differenza è la nostra apertura ad accoglierne i segnali.
Che l'apertura accompagni i vostri passi e che sia un buon giorno nella consapevolezza!
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