Il primo vantaggio è sicuramente il soddisfacimento della non voglia di vivere. La sempre più diffusa incapacità a vivere il presente (vivo proiettato nel futuro o arenato nel passato) ha annullato il gusto per la vita.
Il secondo vantaggio è l'assenza di responsabilità: se non mi muovo, posso addebitare a chi si muove ogni responsabilità. In questo modo evito accuratamente di compiere errori e sono libero di lamentarmi e giudicare l'operato altrui.
Il terzo vantaggio: risparmio un sacco di energia.
Il quarto vantaggio: posso contare sulla sicurezza e la stabilità dell'abitudine.
Il quinto vantaggio: c'è sempre qualcuno intorno che non riuscendo a star fermo si preoccupa per me. Attenzioni e coccole gratuite.
Questi sono solo alcuni dei vantaggi, ma sono sufficienti a scatenare una domanda: "Perchè muoversi allora?"
Imparare a vivere il presente è faticoso, devo smettere di essere focalizzato su desideri e aspettative e saper lasciar andare il passato con le sue ferite e il suo dolore. Questa scelta mi obbliga ad una chiara assunzione di responsabilità e richiede un dispendio energetico notevole.
E chi mi coccola se non rivesto più il ruolo della vittima calcificata bisognosa d'affetto?
E chi mi coccola se non rivesto più il ruolo della vittima calcificata bisognosa d'affetto?
Il ragionamento non fa una piega e a quanto pare è condiviso dalla maggior parte degli umani.
Aver dimenticato la gioia per far posto al dolore, al risentimento e alla rabbia ha il suo prezzo.
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