Estratto da La voce del corpo di Lowen:
"Più una persona è viva e più sentirà. E se i sentimenti che prova sono di profonda, intollerabile disperazione o di intenso, insopportabile dolore, farà il possibile per evitare di entrare in contatto con essi, ovverò non respirerà profondamente in modo da non sentire troppo.
...
Una forte volontà di vivere implica una forte voglia di morire, altrimenti come spiegare una volontà così forte? Diventa chiaro (..) perchè una forte volontà di vivere sia una resistenza. La persona ha paura ad abbandonare la propria volontà perchè si oppone alla voglia di morire.
...
Le persone nelle quali la volontà di vivere è forte si possono dire sopravvissute. Sono caratterizzate da notevoli rigidità, da una mandibola rigida e ostinata, spesso feroce, o da entrambe le cose. Possono sopravvivere, ma non trovare appagamento poichè la loro energia è totalmente impegnata a sopravvivere. In effetti rimangono al livello del dolore e della disperazione che caratterizzano il trauma originario e le condussero alla voglia di morire. In altre parole la voglia di morire è costantemente rinforzata dalla mancanza di appagamento personale (amore) dovuta alla preoccupazione di sopravvivere. Questo significa che un paziente deve arrendersi alla sua volontà di vivere in modo da sperimentare la sua voglia di morire, attraversarla ed entrare in contatto con la sua forza vitale, il suo vero nucleo: l'impulso a respirare."
Ieri sera, dopo aver letto queste riflessioni di Lowen, è riemerso in me un ricordo. A quattordici anni vissi una profonda e dolorosa crisi esistenziale. All'epoca mi ero convinta che se mi fossi concentrata troppo sul respiro ne sarei morta e avrei smesso di respirare: questo accadeva in particolar modo quando stavo per addormentarmi. La stranezza del mio comportamento risiedeva nel fatto che nutrivo l'intima convinzione che il respiro fosse una porta importante per me e ne ero allo stesso tempo attratta e terrorizzata. Fu un periodo di blocco e di grande dolore, che si sciolse gradatamente quando mi avvicinai alla pratica meditativa e sperimentai la bellezza del perdersi nel respiro. Questa apertura mi donò gli strumenti per entrare sempre più in contatto con il trauma che vincolava la mia forza vitale e attraversarlo. Proprio in questi mesi ne sono venuta a capo, dopo più di 30 anni di percorso durante i quali la volontà di vivere mi ha sostenuto e donato l'energia per la sopravvivenza e un intenso lavoro di ricerca interiore. Sono stati anni impegnativi che hanno visto la mia ricerca dispiegarsi giorno dopo giorno. Ad avermi aiutato è stato senz'altro il coraggio di non arrendermi, la pazienza, la perseveranza, l'alta soglia di sopportazione del dolore e la fede. Un'incrollabile e persistente fiducia sul fatto che ogni singolo evento avesse un significato. Le facoltà paranormali mi sono state di grande aiuto nei momenti più bui e dolorosi e mi hanno sermpre permesso di raggiungere una visione oggettiva lasciando spazio al cuore e salvandomi dal labirinto mentale.
Oggi so quanto sia importante l'esperienza personale alla comprensione e non posso che provare gratitudine per la ricchezza di situazioni che ha caratterizzato la mia vita e l'ha resa utile.
La scrittura è il mio modo di costruire ponti verso la consapevolezza e la comprensione perchè tornare a respirare per aprirsi alla vita è sempre possibile e, soprattutto, non è mai troppo tardi per farlo.
Nessun commento:
Posta un commento