Il nostro corpo è uno specchio fedele della nostra interiorità e del nostro sentire. Quando proviamo un dolore o una forte emozione il nostro corpo si irrigidisce e si appesantisce: cerca in qualche modo di schermarsi erigendo barriere che lo proteggano da ulteriori stimoli da parte del mondo esterno. Le tensioni e le rigidità creano però un muro invalicabile da entrambi le parti: esterno ed interno. Questo atteggiamento trattiene, quindi, il dolore o la sofferenza di una forte emozione non trasformata dentro di noi incrementando il malessere. A questo punto si aprono due vie: trascurare il sentire e congelarlo o aprirsi ad esso, ascoltandolo. La prima possibilità dà vita ai "Ghiaccioli": coloro che hanno scelto di sopravvivere rinunciando al sentire. La seconda possibilità stimola la consapevolezza e di fronte al disagio e alla sua percezione attiva un lavoro teso a trasformarlo. Il trattenere crea un blocco energetico che deve essere disgregato per poter lasciar andare il vissuto elaborando l'esperienza.
Il nostro corpo è un alleato prezioso nel rimandarci la nostra capacità di lasciar andare: solo quando esso avrà ritrovato uno stato di benessere ed armonia avremo la conferma del completamento del passaggio.
In che modo possiamo lasciar andare? Innanzi tutto trovando il coraggio di demolire la barriera e aprirci all'esterno nuovamente (fisicamente e non): lo possiamo fare in diversi modi ... con l'espressione del sentire - che non significa esplodere, ma mettersi a nudo e riconoscere la propria sofferenza -, con il movimento, continuando cioè a fluire con la vita, sciogliendo le rigidità e tornando a respirare a pieni polmoni, e con lo svuotarsi fisico, eliminando le tossine accumulate.
La focalizzazione sul corpo aiuterà a stoppare il labirinto dei pensieri legati alle emozioni provate o al giudizio, aprendo le porte al cuore e alla sua forza risanatrice.
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