Da cosa si comincia?
Dall'ascolto del corpo. Sempre che non sia congelato ;-)
Il corpo, infatti, è molto diretto nei suoi segnali.
Se il nostro ritmo è troppo frenetico, la stanchezza ci indica di fermarci.
Se ci costringiamo a fare qualcosa controvoglia, il nostro stomaco ci ricorda che non ci stiamo muovendo verso una direzione di benessere.
Il corpo non si adegua alle aspettative, all'educazione, all'immagine. E' schietto. Quest'azione è in linea con il tuo sentire e ti fa star bene, quest'altra no e ti crea disagio.
Se siamo confusi, il corpo è il miglior strumento per produrre chiarezza.
Il problema è che spesso non vogliamo questa chiarezza. Non ci piace ammettere con noi stessi che stiamo facendo un sacco di cose in modo forzato, che questo atteggiamento non ci stare bene, ma che non vogliamo rinunciare a percorrere l'abitudine.
E così congeliamo il corpo. Lo mettiamo in silenzioso, come fosse un telefonino da utilizzare alla bisogna, dimenticando quanto esso sia il nostro più prezioso alleato di vita.
Non è strano che quando riaccendiamo il corpo (arrivando in vacanza), esso tenda ad ammalarsi e a far emergere tutti i disagi accumulati nel periodo della glaciazione?
L'ibernazione, infatti, non elimina i problemi, ma li accumula e ci allontana sempre più da chi siamo veramente, da noi stessi.
Attivare lo scongelamento non è semplice e la primavera e l'estate che tardano ad arrivare sono solo uno specchio della realtà. Ecco perchè tanta acqua a sciogliere la rigidità dei nostri schemi mentali e a svelare gradatamente le nostre illusioni.
I veli cadono lasciandoci stanchi, perplessi, increduli ... ma è proprio dal coraggio di rimettersi in discussione che si rinasce a nuova vita.
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