Oggi desidero scrivere una riflessione traendo ispirazione dalle parole di Iyengar (L'albero dello Yoga) in merito alla profondità di una postura yoga. A differenza di Iyengar rifletterò sulla mia stessa esperienza nella pratica del qi gong daoyin.
Quando si comincia ad esercitarsi si sfiora appena la superficie dei movimenti e delle posture: ci si concentra per imparare la forma. Iyengar definisce questa fase "volitiva" in quanto lo sforzo è coniugato all'atteggiamento mentale diretto a voler apprendere la forma.
Le difficoltà riscontrate nell'esecuzione ci portano quasi subito a coinvolgere tutti i nostri sensi nell'azione. Mi ascolto, mi osservo, percepisco le tensioni e le rigidità del mio corpo e ne assaporo la pesantezza. Iyengar chiama questo passaggio "conoscitivo": attraverso il movimento del corpo entro in contatto con esso.
Il terzo stadio, che Iyengar definisce "comunicazione" unisce le esperienze volitive e conoscitive per aprire le porte ad un'azione mentale. La mente prende nota delle indicazioni del corpo a fronte della volontà a muoverlo e cerca di comprenderne le difficoltà. La mente diviene un ponte tra il movimento muscolare e gli organi di percezione, introducendo l'intelletto e dirigendo l'azione trovando un naturale equilibrio tra i limiti corporei e lo sforzo teso a superarli.
Questa comunione ci porta direttamente al quarto stadio, quello "riflessivo", che ci permette di ricordare ed esaminare le sensazioni dell'esercizio.
Poco per volta la pratica si trasforma coinvolgendo il corpo nella sua totalità: l'attenzione passa dalla singola parte all'insieme, favorendo la comprensione che l'equilibrio prende forma dall'armonia tra le articolazioni, i muscoli, la mente e il respiro.
Ecco che la ripetizione dell'esercizio è un continuo osservarsi ed analizzare i cambiamenti: l'ascolto, in contatto con il corpo, diviene consapevolezza a unificare il lavoro svolto.
L'atto volitivo, conoscitivo, mentale e riflessivo si uniscono e il corpo diviene la manifestazione del nostro essere più profondo, rendendo la pratica spirituale.
Ne "Il ritmo del corpo - muoversi con consapevolezza", Emilio ed io abbiamo cercato di favorire nel lettore praticante questo processo trasformativo, offrendo, unitamente agli esercizi, una parte dedicata a stimolare la comprensione del proprio corpo non solo dal punto di vista volitivo, conoscitivo e mentale, ma anche riflessivo, per rendere il movimento consapevole una pratica spirituale.
Emilio Martignoni - L'uomo tra cielo e terra
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